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Registro web per le università Ue: lauree, corsi e docenti a confronto

Registro web per le università Ue: lauree, corsi e docenti a confronto

Un archivio online raccoglie tutti i dati. Italia quarta per numero atenei. La commissaria Vassiliou: più trasparenza e più legami tra educazione e ricerca

Troppi, o troppo pochi, gli studenti di Medicina in Italia? Gli atenei privati sono più importanti in Germania o in Francia? Le nostre università sono davvero più piccole e frammentate che nel resto d’Europa? Domande alle quali da oggi è più semplice rispondere, grazie a un servizio lanciato dalla Commissione europea: Eter (European Tertiary Education Register). Si tratta di un archivio su web contenente dati dettagliati su 2.673 università di 36 paesi Ue ed extra Ue, tutti comparabili tra loro. Tipologia di lauree, corsi, studenti, docenti, personale, programmi, attività di ricerca, progetti internazionali: tutto pubblico e consultabile, università per università. «Mancano ancora le informazioni finanziarie, perché non tutti gli uffici di statistica sono autorizzati a rilasciarle, ma sarà uno dei capitoli che verranno aggiunti prossimamente», dice Andrea Bonaccorsi, esperto in sistemi di innovazione, ordinario presso la facoltà di Ingegneria di Pisa. Sarà allora possibile, per esempio, anche confrontare la quota di finanziamento pubblico destinato alle università, pesare Nord e Sud, mettere sotto la lente istituzioni grandi e piccole. Facile prevedere che anche altre informazioni troveranno posto nel database: le classifiche, per esempio, su cui si concentrano grandi attenzioni da parte di utenti e decisori.
Il database
Intanto, c’è Eter, database permanente e regolarmente aggiornato, finanziato da 500mila euro del programma Lifelearning (ora sostituito da Erasmus+) nella programmazione 2014-2020. Su Eter l’Italia è il quarto paese per numero di atenei (176) di cui sono disponibili in modo completo tutte le informazioni, preceduta solo da Germania (374), Polonia (286) e Francia (283).
Consorzio
Nel complesso, un risultato neanche immaginabile una decina di anni fa, quando Bonaccorsi – che oggi lavora per l’Anvur, il sistema nazionale di valutazione dell’Università e della ricerca – lanciò il Network of Excellence, che metteva insieme i dati delle università di sette Paesi. Un progetto che convinse la Commissione europea a indire un bando (vinto da Bonaccorsi e dal suo team della Sapienza di Roma) per aggregare le statistiche disponibili sull’istruzione superiore di 29 Paesi Ue. Eter è frutto di un passaggio successivo – un terzo bando Ue – e del lavoro di un consorzio composto da quattro università: La Sapienza di Roma, l’Università della Svizzera italiana di Lugano (Usi), l’Istituto nordico per gli studi in innovazione, ricerca ed educazione di Oslo (Nifu) e il Joanneum Research di Graz.
Studiare e decidere
Si tratta di un «work in progress», forse ancora «poco appetibile sotto il profilo grafico; ma «con un altro anno di lavoro si arriverà a qualcosa di diverso», dice Bonaccorsi. Che, essendo passato nel frattempo a lavorare a tempo pieno per l’Anvur, non segue più da vicino il registro online, ma ne conosce da vicino opportunità di utilizzo e di sviluppo. Chi può essere interessato a utilizzarlo? Chi maneggia statistiche a fini di ricerca – dice il professore – chi deve prendere decisioni politiche nel gestire il sistema universitario europeo in modo unitario, gli studenti, i media, gli istituti. Che possono finalmente confrontarsi tra di loro, e identificare più facilmente nuove opportunità di collaborazione e ricerca. E quando saranno inseriti anche i giudizi sulle strutture, l’occupabilità dei laureati, un censimento delle pubblicazioni e dei risultati nella ricerca, c’è da scommettere che diventerà anche un potente strumento di marketing.
Europa della conoscenza
«È necessaria una migliore informazione se dobbiamo migliorare la qualità dei nostri sistemi educativi», ha sottolineato la commissaria Ue all’educazione Androulla Vassiliou, spiegando che Eter «aumenterà la trasparenza e aiuterà a sviluppare un più ampio raggio di analisi e informazioni e a migliorare i legami tra educazione e ricerca e sostenere la diversità dell’istruzione superiore in Europa».

[via Corriere.it]